Carceri Giapponesi Forniscono Brain Training Per Tenere in Forma Gli Ultrasessantenni

Carceri Giapponesi Forniscono Brain Training Per Tenere in Forma Gli Ultrasessantenni

Una strana notizia che arriva dal Giappone e che fa luce su una triste tendenza che sembra essere in aumento in tutto il mondo, sempre più anziani sopra i 65 anni finiscono nei carceri mondiali, o ne sono ancora ospiti per reati comemssi in precedenza. Questa tendenza aumenta l’età media dei carcerati e i problemi con essi connessi, gli anziani tendono a peggiorare le proprie condizioni di salute se incarcerati e per la prima volta si deve combattere con disagi mai visti prima nelle carceri, come la demenza senile o altre malattie degenerative della mente.

La notizia interessante viene da un penitenziario Giapponese, l’Oita Prison di Kyushu, dove la percentuale di over 65 è salita al 21%. Per far fronte a nuovi problemi la prigione di Oita ha creato dei programmi speciali per mantenere in forma fisica e mentale i suoi detenuti.

Il programma prevede che i carcerati possano volontariamente partecipare ad alcune attività svolte 2 o 3 volte al mese, che comprendono Yoga, esercizi di stretching e giocare a Brain Training con il Nintendo DS. Come dice un carcerato di sessant’anni arrestato per frode al Mainichi Shimbun (un giornale Giapponese che per primo a trattato l’argomento) “Il DS è la parte più divertente. Voglio tenere il mio cervello sveglio allenandomi cosi”.

La speranza dei custodi della prigione è che una volta scarcerati questi anziani non siano abbandonati a se stessi, ma che possano continuare a prendersi cura di loro stessi fisicamente e mentalmente, magari sempre grazie all’ausilio del Nintendo DS. Sarebbe bello se ovunque ci si impegnasse a favore degli anziani offrendo loro la possibilità di sentirsi indipendenti ed utili, mantenendo le loro facoltà mentali vive, perché spesso è l’abbandono a farne peggiorare la salute, aiutandoli a coltivare hobbie, come i videogiochi, ma anche giochi da tavolo e altre attività che impegnano il cervello, che possano fare bene alla loro salute, dandogli anche il supporto necessario affinché non siano costretti a commettere reati per vivere finendo poi nelle carceri.